Gentilezza

Odio la gentilezza di facciata

Gentilezza di qua, gentilezza di là.
Leadership gentile.
Da virtù dei deboli a superpotere dei manager.

Io ho una mia personale versione di tutto ciò, e studio guardinga la situazione prima di dare una valutazione finale.
Quando la gentilezza diventa un mezzo strumentale per ottenere risultati personali non è più gentilezza, ma manipolazione.
La vera generosità, e quindi la vera grandezza, si basa sul bene esclusivo dell’altro. Invece oggi questa forma vacua di “leadership gentile” è priva di autenticità e viene esibita ad arte per tornaconto personale.
Un copione da egoisti. Da opportunisti.

La gentilezza si aggira per le aziende perché ormai moltissime organizzazioni (sulla carta: tutte!) hanno adottato, o più che altro sbandierato ai quattro venti, progetti di leadership gentile. Al netto della moda, le intenzioni sono lodevoli, per carità, perché la gentilezza “migliora il clima lavorativo” e “incrementa la produttività”.
Sì sì, tutto molto bello. Mooolto bello.

Vi dice qualcosa la parola altruismo? L’altruismo è il vero senso della gentilezza: la disponibilità massima verso qualcuno che sta nel bisogno, non per interesse personale.
Oggi voi vedete una gentilezza che sia tale?
Io no: questa parvenza di gentilezza aziendale è svuotata di questa componente, la si esibisce per un vantaggio personale, o per coprire lacune/sbagli/scheletri nell’armadio/segreti/risultati di un agire all’insegna dell’incompetenza.

È la gentilezza dei modi, non della sostanza.

Una gentilezza fake, come direbbero i miei figli. Si manifesta attraverso comportamenti accoglienti e distensivi che apparentemente facilitano la relazione, ma che invece non hanno alcun riguardo per l’altro.
A mo’ di infermiera cattiva che ti pulisce il culo e ti da le pillole prescritte dal medico, ma per la quale sotto sotto tu non vali niente, sei solo un corpo senza un’anima.

Certo, lavorare sull’apparenza è più semplice. E infatti è ciò che ho visto fare in tutti questi anni di lavoro. Ma soprattutto è ciò che ha caratterizzato gli ultimi mesi nella mia ultima azienda.

E noi? Che facciamo? Come ci comportiamo?
Vogliamo CREDERE che dietro quel comportamento ci sia un interesse genuino verso di noi: il nostro lavoro, le nostre idee, il nostro stipendio, le nostre relazioni con i colleghi e con l’esterno. Ci ILLUDIAMO e IGNORIAMO che la gentilezza che ci viene propinata in varie salse, tutti i santi giorni, serve solo ad innalzare il “gentile” ed affossare la plebe.

Un ottimo motivo per licenziarsi, no?

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