La sensazione, sempre più vera e palpabile, che si percepisce fra coloro che da quindici anni a questa parte, per curiosità e/o per professione, si sono avvicinati per primi ai nuovi canali di comunicazione online, è di noia.
Una nuova forma di noia da social media.
Fra queste persone (ne faccio parte: ho iniziato a lavorare in lire) iniziano a circolare oggi per la prima volta segnali di insoddisfazione e stanchezza da social media e dalla continua rincorsa alle nuove funzionalità o alle nuove piattaforme, dove tendenzialmente si trova solo il peggio del trash, delle fake news e dei contenuti inutili, delle autocelebrazioni e dei cazzi altrui un tanto al kilo. Dei video beceri che ti sigillano il cervello.
Non si fa vera informazione o vero intrattenimento.
Ti tolgono invece di darti.
Ho anche idea che i social network, con il loro feed che scorre all’infinito, siano la versione contemporanea di uno zapping che alla fine ci lascia solo con una sensazione di perdita di tempo, inconcludenza, rincorrersi, copiare, criticare, spiare.
Certo molto dipende dai contatti e quindi dal feed che ti sei costruito nel tempo. Perché io di odio, insulti e paragoni quantomeno azzardati (non userò parolacce, giuro), tipo tra vaccini e campi di concentramento, non ne voglio proprio vedere.
Fare 5 selfie al giorno mi da’ l’idea che la persona in questione non sia proprio sana di mente…
Insomma questa noia e insoddisfazione da social media potrebbe pian piano dilagare nei prossimi anni e costringere anche le aziende a rivedere le priorità di comunicazione.
Come spero.
C’è chi già prefigura un’ondata di ritorno ai media tradizionali, all’offline, agli eventi e ai mezzi fisici dopo la grande abbuffata digital del passato decennio e dopo il digiuno da Covid 19. Personalmente, anch’io trovo che ci sarà sul medio – lungo periodo un’inversione di tendenza.
Quello che invece non cambierà da qui al 2030 per chi si occupa di comunicazione sarà l’attenzione alle idee e alla creatività, la cura di mettere al centro le persone, lo stile. Nel prossimo decennio forse potranno trasformarsi le piattaforme, i mezzi di comunicazione o i luoghi in cui la gente si ritroverà, ma non sarà mai diversa l’indole dell’animo umano che si appassiona alle storie, che vuole emozionarsi, ridere, piangere e riflettere.
Leggere, approfondire e capire.
Crescere almeno un po’.
Possibilmente divertendosi. E sorridendo.