amare il proprio lavoro

Amare il proprio lavoro

Capita, lavorando, di arrivare al punto da sentirsi la testa piena, i pensieri otturati, le energie a zero.

Ti senti stanca mentalmente perché devi riprendere per mano 32 volte lo stesso progetto, non ti fanno sapere dei dettagli che avevi chiesto, devi chiedere l’approvazione, seguire più fronti aperti con grande dispendio di energie e concentrazione e inventiva, soprassedere alle sfuriate e alle battutine, colmare lacune, rispondere gentilmente anche se volte butteresti tutto per aria, sopportare che i tuoi testi vengano revisionati dallo svampito/a di turno.

Capita anche, però, che succedano cose che ci spingono ad aprire certe finestre per far uscire un po’ tutti questi ingarbugliamenti e questo fumo e far entrare aria pura, fresca. Che ti fa sentire di nuovo leggera.

Basta un commento sui social, la risposta a una mail, un complimento buttato lì di traverso, anche a mezza voce e con gli occhi bassi, un piacere inaspettato che qualcuno ti fa, a farmi sorridere tra me e me.

Basta questo a ricordarmi perché amo il mio lavoro.

E tutto si fa rosa, e soffice, e bello.

 

Un articolo sulla stampa.

Una recensione.

Un ordine arrivato grazie a te.

Un’autocandidatura per una posizione aperta con tante parole sincere di complimenti e ammirazione.

Un video che fa numeri incredibili.

Uno che ti scrive che il tuo sito tratta sì di prodotti freddi e difficili da comunicare, ma tu li hai resi così caldi e personali e a misura d’uomo da usarli ancora più volentieri.

 

Perché hai dato personalità, e anima, e stile, e carattere.

Con tanta fatica, quello sì.

E allora grazie! Perché mi ricordate ogni giorno perché è così importante amare il proprio lavoro.

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