Nonno

Il nonno

Ho da tanto tempo in mente di fare una ricerca seria sul nonno.

Il nonno Tita.

 

Perché. … mi incuriosisce il fatto che tutti, in paese e fuori, non solo si ricordino perfettamente di lui, ma mi riempiano ogni volta di ricordi meravigliosi, complimenti discreti, ammirazione sincera.

 

Il nonno io non me lo ricordo.

E’ morto quando avevo 4 anni.

Lui non tanti di più: 58.

Quell’episodio è scolpito nella memoria di tutti, perché ha scosso l’intera comunità.

Ha lavorato una vita intera, e per intera intendo Natale, Pasqua, sera tardi, sempre.

Muratore. Classe 1920. Di marzo.

Una vecchia guardia che faceva tutto a mano: sollevava pesi, tirava su muri, faceva la malta a mano.

La gente chiamava e lui correva.

Quante case ha fatto! Un lavoro trasmesso di padre in figlio in nipote (mio papà e mio fratello).

Quante case portano i segni del suo operato, il suo stile.

 

Il nonno è stato partigiano, ha dato da mangiare a chi non ne aveva, ha aiutato i terremotati del Friuli (1976) svuotando e ricostruendo.

Il nonno vive nei ricordi di papà e zii, nelle firme sulle pagelle, nella bambola col vestito in velluto che mi ha regalato da piccola. Una bambola bionda e una bambola dai lunghi capelli rosso fuoco, una a me e una a mia sorella. Quanto ci abbiamo giocato!

Vive nei ricordi del paese. Parlava poco, parlava con gli occhi e con i gesti. Parlava con il fare, brusco e sacro insieme.

Vive ancora in me nella voce della nonna che mi raccontava della sua partenza per l’Argentina, quell’unico bel viaggio che si era concesso per andare a trovare il fratello emigrato a Buenos Aires che aveva fatto fortuna. Con l’apparecchio (non l’aereo, era l’apparecchio). Poi l’ha aspettato per giorni, con la sua valigia marrone di cuoio, ma lui non è più tornato.

O meglio, è tornato dentro una cassa di legno. Sempre con l’apparecchio.

E mio papà, giovane papà di 31 anni, con due figlie piccole – mio fratello non c’era ancora – è andato a Roma a prenderlo, per l’ultimo viaggio verso casa, dopo una lunga, estenuante trafila burocratica per il rimpatrio della salma.

Vive nei ricordi di Natali passati in tantissimi a tavola, la nonna rigorosamente “in punizione” in cucina a mangiare i resti e le parti meno pregiate sul tavolinetto piccolo, i pomeriggi sul divano a guardare Asterix e a giocare con le piste dei treni.

Le vendemmie nella piccola vigna e i giri in trattore, le scorpacciate mondiali di ciliegie.

 

Nonno … sento tutta la potenza di questa parola meravigliosa.

E mi dispiace non averti vissuto un po’ di più.

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