Che tipo di professionista sono?
Etica, coerente, seria, intellettualmente vivace.
Ultimamente molto incazzata dentro.
Come si giudica la qualità di un/una professionista?
Non puoi essere giudicata dal numero di collegamenti che hai su Linkedin o dalle visualizzazioni del suo ultimo post né dalla macchina che guidi né dalle risposte che dai, ma dalle domande che poni. L’umiltà non deve mai essere confusa con la docilità o la sottomissione; essere umili significa aprirsi alle idee degli altri, non farsi prendere per i coglioni. Significa migliorare, imparare costantemente e ascoltare prima di rispondere. Poi, dopo aver ascoltato, però sì bisogna rispondere, e anche a tono.
Cosa ti ha portato a diventare una copywriter di professione?
Me la sono sempre cavata bene a giocare con i testi per sistemarli in funzione di un obiettivo preciso. Ho sempre avuto una predisposizione alla scrittura, tipo alle elementari scrivevo temi da ventenne o trentenne e la maestra me li faceva leggere davanti a tutta la classe. Poi i miei compagni, poi i miei parenti, poi i miei colleghi quando c’era bisogno di un bigliettino per una ricorrenza o di una lettera o di un pensiero scritto bene venivano sempre da me.
Come si evolverà il copywriting nei prossimi anni?
Sempre più a portata di “essere umano”. Lo studio delle emozioni umane sarà un tassello chiave.
Cosa intendo per valori?
Diciamo che ho delle bussole che orientano il mio agire. Queste bussole potrebbero essere i miei valori, anche se come parola stra abusata … io la parola “valori” la odio. Me l’hanno fatta odiare.
Credo nella vendetta.
Come seconda cosa credo nella coerenza. Il rispetto per il prossimo è il mio terzo punto cardine. Rispettare le persone prima di tutto come esseri umani, e solo dopo come professionisti. Se vengo a mia volta rispettata bene, sennò … guerra.
La fedeltà è un altro punto cardine che mi appartiene, sia sul lato sentimentale che in quello professionale.
Se mi sento valorizzata non mi comporterò mai da opportunista, perché credo che i legami siano prima di tutto umani, e solo in secondo luogo professionali.
Se non mi sento valorizzata … scrivo sul blog. Traetene voi le conclusioni (dal numero di articoli).
Gli haters sono un bene o un male?
Gli haters (e i commenti fatti tanto per fare, tanto per rompere i coglioni, che non assurgono neanche al ruolo di commenti di haters) sono la prova che stai lavorando bene e che, in qualche modo, sei in grado di prendere una posizione. Seria, non becera. Non urlata. Solo chi cerca di piacere a tutti e di ingraziarsi il prossimo con le preghierine e i contenuti simil ispirazionali, buoni per tutte le stagioni, non avrà haters. Ma dai scherzo, li avrà anche lui/lei.
Quali sono le competenze per lavorare bene nella comunicazione?
In generale potrei dire pazienza ed empatia, fare davvero uno sforzo per comprendere i problemi degli utenti e fare in modo che abbiano sempre la sensazione di stare in un “porto sicuro”. In sostanza, farli sentire a casa propria.
Come si evolveranno i social nei prossimi anni?
Anche qui, mettendo gli utenti al centro, facendoli creare direttamente i contenuti ed essendo sempre presenti a rispondere ai messaggi e ai commenti. È un lavoro incredibilmente impegnativo ma che, se fatto bene, crea davvero una comunità online degna di essere chiamata tale.
A me fa sempre ridere quando alcuni mi dicono che lavorare nella comunicazione è un’attività meno importante di altre. Se si è in pochi a gestire community grandi – o meglio, nel mio caso, da sola – stai anche la sera tardi e nel weekend e durante le ferie a lavorare per moderare i commenti poco “carini”, dare informazioni utili, gestire le offerte e le promozioni. Che naturalmente sono nate dal tuo buon cuore (intendo con “buon cuore” “visione progettuale di lungo respiro”).
Cosa indosso al lavoro?
La maschera della pazienza l’ho tolta da un pezzo.
Adesso vado a ruota libera.
Non mi dispiace essere incazzata, perché in questo momento lo sono, e tanto.
Vorrei farmi la maglietta “No sta tocarme”, che ho visto qualche sera fa al circolo del tennis. Geniale.