Ci pensavo spesso…
…quasi sempre…
…mentre si faceva le unghie sulla mia pancia o mi ciucciava i vestiti…
…mentre Rocco il cane la rincorreva scattoso in giardino e lei, pur con le sue zampette corte, lo batteva, rifugiandosi sull’albero o sotto l’auto…
…quando mi portava il topolino o l’uccellino di turno davanti alla porta o in garage, che spiumava dappertutto…
…e poi i bambini gli facevano il funerale e lo seppellivano, povero uccellino…
Pensavo che sì, lei poteva stare con noi fino alla vecchiaia: aveva paura dei motori, stava lontana dalla strada, non si allontanava mai troppo da casa nelle sue scorribande.
Lei ce la poteva fare.
E invece.
Una circostanza di pura, galattica sfiga ce l’ha strappata dalle braccia: un rifugio caldo, accogliente, che si trasforma in trappola mortale.
Lulù, scusaci.
Noi abbiamo fatto tutto il possibile, o almeno così crediamo. Da un mese non ci sei più e nella settimana in cui eri in clinica veterinaria ho vissuto come sospesa, tra le speranze che ci dava il dottore (due interventi: 1 di lussazione all’anca, 1 amputazione totale) e i mille dubbi in testa: stiamo facendo la cosa giusta? E poi le domande da mamma: avrà male? Avrà mangiato? Avrà dormito? Dove sta? Ci sono altri animali a farle compagnia, o a spaventarla? Avrà una copertina? Che medicine le danno? Accetterà la sua nuova condizione di gatta tripode una volta tornata a casa? Rocco la riconoscerà? Quando potrò pulirla da quell’odore insopportabile e quell’untume nero di olio motore con le salviette profumate? Avrà caldo? Avrà freddo?
E poi la più straziante di tutte: come fa in questi giorni senza di noi, la sua famiglia, senza i bambini che la riempiono di attenzioni?
Scusaci Lulù.
Non so se abbiamo fatto tutto.
Non so se abbiamo fatto bene.
Sarebbe stato un secondo salvataggio da morte certa, dopo che a pochi mesi ti abbiamo recuperato dai rovi vicino al canale. Eri in condizioni pietose. Ma rimessa in sesto sei diventata bellissima: morbida, sveglia, intelligente, permalosa, affettuosissima e assassina nel giro di pochi secondi.
Sei diventata il sesto membro della famiglia.
E adesso…come manchi…
Quanto ho pianto in questi giorni sospesi.
Piango adesso, davanti al pc, con gli occhi appannati.
Si può soffrire per un micino? Tanto.
Ti puoi fare domande universali sul senso della vita, della morte, del soffrire, delle scelte con un micino? Sì. Ancora adesso.
Può amarti alla follia un esserino silenzioso di pochi kg? Hai voglia.