Seria non è seriosa

Seria, non seriosa

Una delle cose più importanti che ho imparato negli anni è la differenza tra prendere sul serio il proprio lavoro e prendere sul serio se stessi. Seria, non seriosa.

Essere seri è imperativo, essere seriosi è un disastro.

Vuoi essere serio? Credibile? Vuoi lavorare seriamente? Vuoi entrare veramente in relazione con gli altri? Ridi, e sorridi.

Prendersi poco sul serio non vuol dire intaccare la propria professionalità o dignità.

Essere seri non è essere seriosi.

La serietà si esprime con la responsabilità, la costanza, la coerenza, l’impegno, la leggerezza, la capacità di rispondere alle sfide e alle sfighe, a guardarsi indietro imparando dal passato.

La seriosità impone durezza, mancanza di leggerezza, scopa nel culo e sottende che scherzare sia (spesso, quasi sempre) inopportuno.

Adoro essere imperfetta … e felice!

Felice e gentile. Offrire un cioccolatino, una chiacchierata o un caffè di supporto, ascoltare insieme una canzone o guardare insieme un video per stemperare una dura giornata, aiutare il/la collega a rispettare una scadenza, portare pazienza di fronte a una sfuriata, essere diplomatica con il titolare per far quadrare tutto.

Tacere. Tante volte. Troppe volte?

Gesti che non nascondono calcolo, raggiro, tornaconto, secondo fine. Gesti gratuiti.

Troppi meccanismi perversi sono oliati a vari livelli, suggeriti dalla direzione e presenti da sempre nella vita aziendale. Come uno statuto.

Anche lì puoi provare a piantare il seme della gentilezza e del sorriso disinteressato, ma non crescerà mai. E’ un terreno arido.

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